KVO, KVC & Binding
Key-Value Observing (KVO) è un meccanismo che consente agli oggetti di ricevere notifiche su cambiamenti di specifiche proprietà di altri oggetti.
E’ basato sul protocollo informale NSKeyValueObserving
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Le proprietà osservate possono essere semplici attributi, relazioni uno-a-uno o uno-a-molti. Nel contesto MVC, questo meccanismo è particolarmente importante in quanto consente agli oggetti della vista di osservare i cambiamenti negli oggetti del modello attraverso il livello controllo.
Essenziale in questo la tecnologia Cocoa Bindings.
Cocoa fornisce molti oggetti della capacità di essere osservati attraverso il protocollo NSKeyValueObserving
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Key-Value Coding
Key-Value Coding (KVC) è un meccanismo per accedere in modo indiretto agli attributi e relazioni degli oggetti usando identificatori stringa.
Tecnica sottointesa da molti meccanismi e tecnologie Cocoa; particolare rilevanza ha invero nella programmazione di applicazioni Core Data, con uso intensivo di binding, e altro.
Il meccanismo KVC è reso possibile da protocollo informale NSKeyValueCoding
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Due metodi di questo protocollo (valueForKey:
e setValue:forKey:
) sono particolarmente importanti in quanto consentono di leggere e scrivere valori delle proprietà di oggetti conformi mediante una chiave di accesso nominale (una stringa con il nome della proprietà). NSOject
fornisce una implementazione base di questi metodi. Specializzazioni sono possibili.
Implementare questi metodi può significare dotare le classi di proprietà “virtuali”, ossia non corrispondenti a effettivi attributi negli oggetti, ma “calcolati” o comunque gestiti in modo meno diretto (composti da più proprietà, ecc).
Stabilire collegamenti tra oggetti via KVO è una capacità di Interface Builder.
Cocoa e metafore di interfaccia grafica
Cocoa trova soluzioni per le seguenti metafore:
- gestione finestre
- menu statici vs dinamici
- undo e redo
- drag & drop (vedi protocollo NSTableViewDataSource)
Cocoa, Applicazioni e Interface Builder
Nell’architettura complessiva di un’applicazione Cocoa entra in gioco anche il concetto di “bundle”.
L’applicazione MacOSX è un insieme (bundle, per l’appunto) di risorse: non solo il codice eseguibile, ma anche descrizioni formali dell’interfaccia, immagini, dati, ecc.
La costruzione di questo insieme è demandata a XCode; nello specifico vendono posti insieme il prodotto della compilazione ed in particolare tutto quanto è compreso nella cartella Resource e del progetto corrente.
In particolare in questa cartella è presente un NIB (ad oggi in formato binario, dunque si parla di XIB, ma per quel che segue è del tutto equivalente) un archivio di informazioni prodotto dal programma Interface Builder che, come appare ovvio, riguarderanno la descrizione formale delle componenti di interfaccia grafica.
In realtà la cosa è più generica: nella maggiorparte dei casi Interface Builder gestisce informazioni per l’interfaccia grafica, ma nei casi pratici può qualcosa di più.
Quando si parla di informazioni per l’interfaccia, in realtà si deve parlare propriamente di istanze di oggetti di classi Cocoa (in particolare di ApplicationKit) capaci di astrarre concetti come finestra, menu, casella di testo, ecc.
Interface Builder dunque istanzia (crea) oggetti di interfaccia: la descrizione dell’interfaccia dunque altro non è che un “contenitore di istanze di oggetti”, un concetto che apparentemente sembra una cosa strana ma che è semplicemente spiegabile introducendo il pattern di programmazione della serializzazione di oggetti.
Interface Builder istanzia dunque oggetti Cocoa (ogni icona nella sua finestra che elenca il contenuto di un NIB è una istanza) mentre l’utente programatore “disegna” l’interfaccia; in seguito li “serializza” nel file NIB/XIB.
Il processo di deserializzazione avviene alla partenza della applicazione che si ritroverà dunque già create tutte le istanze degli oggetti introdotti da Interface Builder.
A ciascun oggetto creato dal NIB verrà inviato il messaggio (leggi “verrà eseguito il metodo”) initWithCoder:
e awakeFromNib:
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Eventuali specializzazioni di oggetti (classi utente derivare da qualche classe del framework) potranno governare queste fasi implementando una loro versione di questi metodi.
Ogni icona in Interface Builder rappresenta una istanza di una certa classe.
La seguente icona
rappresenta ad esempio una istanza di una classe NSObject
o di una versione personalizzata (in questo caso il tipo è da indicare esplicitamente nella finestra inspector di Interface Builder).
Questa è una possibilità di generare istanze di oggetti, anche utente, in maniera visuale e con nascita legata all’avvio dell’applicazione, e dunque esistenti “per costruzione”.
Allocazione di oggetti nel codice ObjC
Diversa la sorte di una istanza di oggetto creata da codice utente.
Tipicamente l’allocazione avviene per mezzo del messaggio statico alloc:
inviato ad una classe, a cui segue il messaggio init:
(semplice o in qualche variante con argomenti) inviato all’istanza ottenuta.
[[NSObject alloc] init];
Qualora le specializzazioni utente delle classi abbiano la necessità di istanziare oggetti a partire da un NIB e a partire da codice devono implementare entrambi i messaggi initWithCoder:
che init:
ed eventuali varianti.
Oggetti e messaggi
Gli oggetti Cocoa sono progettati per essere immersi in un circuito di invio reciproco di messaggi atti a costituire quella collaborazione tra oggetti che in object-oriented produce l’essenza di un programma.
E’ dunque importante conoscere, specie nell’ottica della specializzazione, significato e ordine di invio di ciascun messaggio.
Raramente sarà il nostro codice specializzato a inviare messaggi; più frequentemente dovremo analizzare e realizzare le specializzazioni in relazione alla catena di messaggi che “l’applicazione” (vista in una ottica di autonomia di funzionamento) invia alle sue componenti, anche in relazione ad interazione con l’utente (eventi).
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